timeless

| senza tempo
21/4 – 21/7 2012



“le azioni producono un effetto anche se nessuno le riceve.“
“acts have their effects even if no one receives them.” 
elizabeth grosz*



salvatore calì, "il sognatore" (fiume Piave, giugno 2011) dalla serie shape shifter, stampa digitale su dibond.


































salvatore calì  "shapeshifter"   21/4 - 5/5   vai alla gallery
 

daphne cazalet  "fragmented ripples"   12/5 - 3/6 


mahony kiely  "aftermath"   9/6 - 30-6  


anita matell  "becomings"    7/ 7 - 21/7



curator: renata summo-o’connell 

vernissage:
sabato 21 april 6.30pm

opening hours:
thur - fri- sat:10-12.15 / fri -sat 16- 19.00

aperitivo con gli artisti | meeting with the artists 
salvatore calì       sabato 21/4  6.30pm (with the artist’ performance/con performance dell’artista "io sono qui")
daphne cazalet   sabato 12/5  7.00pm
mahony kiely       sabato  9/6  7.00pm
anita matell         sabato  7/7  7.00pm







@artegiro galleria corso cavour 119 01027 montefiascone italy
+393472972848 | +39 07611701341 | www.artegiro.com

 


progetto per "Canicola" 16:9 5' video in loop
Timeless | Senza Tempo è investigazione nel momento passato, presente, futuro, nell’incisione che la trasformazione produce irrompendo nel tempo, nella realtà percepita, il cui punto di partenza è la ricerca della filosofa contemporanea Elizabeth Grosz, un riferimento importante nel lavoro curatoriale ad Artegiro.
Per portare oltre questo dialogo, si è voluto confrontare lo spettatore provocando una risposta alla domanda di Grosz stessa: che effetto producono le nostre vite, le nostre azioni? E se nessuno le ricevesse?

Salvatore Calì ( Italy ), Daphne Cazalet ( India/ Uk ), Mahony Kiely ( Australia ), Anita Matell ( Sweden/ France ), gli artisti coinvolti in questa discussione, questionano la percezione della nozione stessa del tempo. Le quattro istallazioni propongono in modo audace differenti nozioni della vita stessa, del tempo e della trasformazione, aprendo una discussione etica di azione e effetto.

La vita come esercizio insieme biologico e visionario all’interno della natura in Shapeshifter , la scelta di Salvatore Calì di connettersi con il suolo, le piante, le rocce, coincide anche con il collegarsi ad un progetto di conoscenza universale dinamico e in evoluzione. Il suo distacco dalla tradizione occidentale, che interpreta o esamina la natura, inizia invece un dialogo che è allo stesso tempo “contemplazione performativa”, aprendo tra l’altro nuove modalità per immaginare il discorso artistico.

Continuità e lacerazione in un processo di trasformazione linguistica e culturale in Daphne Cazalet, complicano ulteriormente una riflessione postcoloniale che apre piuttosto uno squarcio postcoloniale. Fragmented Ripples è un’ esplorazione della diaspora indiana ma anche un tentativo di sviluppare un nuovo linguaggio con nuovi segni e nuovi tempi, reinventando l’ estetica tradizionale, rappresentando uno straniamento che propone nuovi strumenti espressivi e nuovi contesti.

In Aftermath , Mahony Kiely coltiva la complessità della realtà in quanto “accadimento” circostanziale, nei suoi diversi piani di azione, strato dopo strato, catturando, nel contesto drammatico del fenomeno naturale dell’incendio, l’esplosiva energia di sopravvivenza dove il “bushfire” australiano, dissotterra, letteralmente, nuove possibilità per l’artista non solo di rapportarsi al territorio e le sue comunità, superando la tentazione di ricostruire, ma piuttosto di continuare una decostruzione che apre la strada a nuovi contesti.

Becoming
di Anita Matell è una ricerca dolorosa e spietata nella trasformazione, attraverso un’ istallazione introspettiva che investe lo spettatore ad un livello molto profondo. Delicatamente in alcuni casi, quasi brutalmente in altri, Matell affronta il processo del cambiamento stesso, dove il prospetto aristotelico della trasformazione dal più basso livello di potenzialità al più alto stadio di attualità, si sviluppa in un “devenir” Deleuziano, per poi deviare verso una riflessione molto personale, al cui centro e’ la donna, riflessione sul “divenire” compreso come “provenire”, nel senso di appartenenza e desiderio di appartenenza.

Timeless| Senza tempo
presenta film, fotografia, scultura, pittura, terreno, sabbia, materiali carbonizzati, musica nelle varie istallazioni che sono potenti quanto effimere: la pittura di alcuni artisti direttamente sulle pareti della galleria per esempio e/o il lloro uso di sabbia e altri materiali deperibili, scompariranno quando le istallazioni saranno smontate. Il desiderio di essere trasformati in quanto parte della fatica stessa ormai condivisa, in questo senso viene esteso come un invito allo spettatore, in equilibrio tra azione e suo effetto, proprio come si voleva.




* interview with elizabeth grosz by robert ausch, randal doane and laura perez members of the found object editorial colllective, usa.